Insegnare, trasmettere. Una riflessione.

La nostra scuola si chiama Marcellino Champagnat (dubito di aver mai iniziato un post con una osservazione più ovvia) ed è una scuola marista. In breve, nasce da un’intuizione di un sacerdote francese del primo ottocento, riconosciuto santo dalla chiesa e si situa in una tradizione, una corrente, una via educativa, che vede il lavoro scolastico, la burocrazia dei documenti, la routine dell’insegnamento ai più giovani come strumento e come mezzo interno di una più importante missione di trasmissione di vita e orizzonti.

Insegnare e trasmettere. La differenza, e complementarietà, fra queste due azioni è sviluppata in un libretto, L’arte di trasmettere scritto da Nathalie Sarthhou-Lajus e uscito recentemente per i tipi dell’editrice Qiqajon. Riporto una parte dell’introduzione dello scrittore Emanuele Trevi:

Non credo di esagerare affermando che non esiste, oggi, una questione più urgente da affrontare di quella dell’arte di trasmettere. Perché è evidente che noi viviamo in una crisi della trasmissione di proporzioni talmente immani, che nessuno, in un passato anche recente, le avrebbe immaginate. L’esperienza riguarda la sfera della vita intellettuale e della cultura nel senso più vasto tanto quanto quello della vita privata e delle sue tonalità emotive fondamentali. Coinvolge insegnanti, genitori, maestri spirituali, legislatori, artisti. Chiunque, insomma, fondi il senso del suo lavoro sulla durata, e dunque sul futuro. Il concetto di futuro acquista una piena ed evidente realtà umana solo quando, semplicemente, noi lo identifichiamo con tutti i nostri simili più giovani di noi. Allievi, figli, figli di fratelli e di amici. Bande di fastidiosi ragazzini maleducati in un vagone della metropolitana. Singoli esemplari di un’umanità fragile e sensibile, nei quali riconosciamo qualcosa che un tempo siamo stati. Artisti alle prime armi, alla ricerca di uno stile personale. Spiriti curiosi con il loro bagaglio di domande illuminanti. 

Cito queste parole per introdurre il post seguente, di carattere biografico. La via e la tradizione marista, l’insieme delle persone che ieri e oggi hanno ritenuto importante il carisma e l’eredità di Marcellino Champagnat,  hanno avuto chi fra fatiche  ed entusiasmi ha camminato in questa strada. Migliaia di Fratelli, cristiani ed  educatori laici che hanno trasmesso, come uomini e donne del loro tempo, i valori del mondo marista. Ma hanno avuto anche dei campioni, dei fuori serie, dei numero uno. Per esempio il fratello Henri Vergès che sabato 8 dicembre verrà beatificato a Orano, in Algeria, la terra che lo ha visto vivere e morire in modo violento il giorno 8 maggio 1994. Era il responsabile di una biblioteca nel centro delal Casbah di Algeri, accompagnatore e amico di centinaia di ragazzi musulmani che accudivano a lui, alla sua piccola comunità con cui collaborava suor Paul Helene, uccisa insieme a lui, anche lei beatificata con altri martiri di questa terra sabato 8 dicembre, ricordo di Maria Immacolata.

E’ curioso e bellissimo sapere che  oggi, in quella piccola biblioteca, un altro sacerdote (un italiano, padre Piero Masolo) ed un’altra sorella continuano lo stesso lavoro di educazione, accoglienza, rispettoso dialogo con i giovani della Casbah.

Fratel Henri è stato un grande educatore, vi invito a leggere il post su di lui, perché ha saputo insegnare e trasmettere. E i semi da lui piantati  stanno dando frutti ancora oggi.

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