Dopo la Messa intima e gioiosa che sabato otto aprile ha permesso alle famiglie e agli amici dello Champagnat di ringraziare, chiedere perdono e guardare avanti con speranza, fratel Massimo ha preso la parola e ha provato a mettere nero su bianco alcune traccce sul passato e sul futuro della nostra scuola:
L’educatore tedesco di origini italiane Romano Guardini ha scritto che la prima domanda che deve farsi un educatore non è “che cosa devo tramettere, che cosa devo insegnare a chi ho davanti, ai miei alunni?” No.
La prima domanda che si fa un educatore vero è: “Chi sono io?”
Isituto Champagnat, domandati…chi sono io?
Non ti accontentare di dire cosa fai, cosa proponi, che programmi svolgi, come cambi. Domandati chi sei?
Una scuola di Albaro, per cui albarina?
Un glorioso, ma ormai chiuso, centro sportivo?
Un rifugio per studenti annoiati e scansafatiche?
Un’ombra di un passato che si trascina con stanchezza e furbizia?
Tutte risposte che mi fanno ribrezzo, anche se ho sentito in giro queste definizioni.
No, prima di tutto, ieri, oggi e per tutti gli anni in cui persone libere dai pregiudizi e coraggiose nelle sfide ti sceglieranno come scuola per i loro figli e come casa per il loro lavoro tu sei una scuola marista.
Una scuola e un luogo di crescita di quelli che un santo del lontano Ottocento (ma chi decide cosa è lontano e cosa è attuale? Le mode? Per me san Marcellino è qui oggi, nella sua scuola..) una scuola in cui insegnando i valori più urgenti della nostra cultura (la libertà, la responsabilità, l’attenzione agli altri) in una proposta cristiana forte ma da scegliere personalmente e con un modello educativo altissimo come quello di Maria, educatrice nel silenzio della riflessione e nell’esultanza delle parole che vengono da Dio (quelle che ci rendono grandi, magnifici, perché Lui è magnifico), in questi valori, in questi progetti la nostra scuola, lo Champagnat scommette e si mette in gioco.
Per questo, come tutte le scuole mariste in più di ottanta paesi nel mondo, quest’anno ringrazia per i duecento anni dell’esperienza marista. Se è vero quello che dice il poeta Ovidio, che il volto umano è fatto per riflettere la luce delle stelle, quante stelle hanno attraversato il cielo delle scuole e case mariste. La maggioranza di queste stelle sta brillando già altrove, tutti i fratelli morti dal 1817 (38.000) alcuni come martiri, in Spagna nel 1936, in Africa nel 1994. Tutti gli alunni, tutti i docenti e collaboratori del nostro passato, stelle per le quali diciamo grazie e che sentiamo illuminano il nostro futuro, compagne misteriose delle nostre ricerche e fatiche. Ringrazio per delle stelle dopo alcuni anni passati qui a Genova, hanno ricominciato a brillare spostandosi in luoghi dove spendono la loro vita con i più poveri, penso fra i tanti a fratel Sergio Pario in Africa, a fratel Pietro Codato in Vietnam, a fratel Pietro Stò a Siviglia, a fratel Claudio Alberti in Bolivia. Molte brillano ancora qui, questa sera: voi famiglie che avete scelto con fatica la nostra scuola, voi docenti e collaboratori che prendete sul serio la vostra identità marista e accompagnate i bambini come se fossero tutti dei piccoli Gesù, mettendoli in centro, voi animatori, ex alunni, ex docenti, amici della scuola.
Grazie a voi tutti, stelle.
In questi duecento anni però, come è lecito sospettare in ciascuna avventura umana e vicenda interiore personale e comunitaria, non ci sono solo luci e stelle. Ci sono materie oscure e buchi neri, c’è stato sicuramente un male a volte banale, a volte nascosto nelle pieghe del potere di chi si sente migliore, spesso frutto inacidito della mancanza di vera attenzione. La scuola marista, lo Champagnat, io per me stesso, chiediamo perdono per questo male non evitato, specialmente per quando
Non abbiamo prestato attenzione alle possibilità che ogni alunno ha e abbiamo spento le sue possibilità di crescita autonoma, a volte anche con modi bruschi o non appropriati.
Non abbiamo prestato attenzione alle persone che ci hanno affidato i loro figli e non abbiamo cercato il dialogo, il confronto, l’ascolto verso gli adulti, considerandoci autosufficienti
Non ci siamo ricordati di essere una scuola a servizio della chiesa locale e dei cittadini di Genova e ci siamo isolati
Non abbiamo prestato attenzione allo stile nel comunicare, alla cortesia con chi non ci capiva nelle nostre scelte, ai riflessi che le nostre decisioni potevano avere sulle famiglie e sulla società.
Il perdono domandato non cambia le cose fatte, non risolve le incomprensioni, ma ci permette di non essere schiavi degli errori e ci aiuta a guardare avanti con fiducia e pazienza, sapendo che ai nostri bambini, a quelli che vogliamo ancora mettere al centro, non interessa nulla dei nostri sbagli, se non servono a commetterne un po’ di meno con loro.
E infine i nuovi impegni, qui le parole diventano più prudenti e al tempo stesso più emozionate, perché le parole hanno un loro destino, e dette qui (e poi magari pubblicate dopodomani su sito nuovo della scuola) rimangono come direzione, promessa, impegno vero e proprio. Per gli impegni futuri mi piacerebbe usare il modo condizionale (che, con il congiuntivo, i nostri ragazzi purtroppo non usano più, lasciandosi schiacciare così solo dalla realtà dell’indicativo e non vedendo la possibilità di un’azione che per accadere ha bisogno di molte premesse, di molte collaborazioni). Alcuni passi verso una immagine più aperta alla società della nostra scuola i nostri alunni già la stanno vivendo adesso: i ragazzi di quarta liceo stanno in questo preciso momento visitando il Fermi Lab di Chicago all’interno di una settimana di interscambio emozionante con la nostra scuola marista di Chicago della quale abbiamo già accolto 8 studenti, i nostri ragazzi di seconda liceo sono appena tornati da una settimana nella scuola marista di Siviglia, i nostri alunni delle medie da due anni partecipano ad una rete di scuole chiamata Global Scholars (con sede a New York) con le quali comunicano e lavorano, Dublino e L’Inghilterra ogni estate ricevono i nostri alunni sia delle superiori che della scuola primaria…
Aiutati da molti amici, consigliati dall’università cattolica di Milano, spinti dalla riflessione di tutti i docenti, supportati dalla provincia Marista Mediterranea (in cui opera la nostra scuola)
Avremmo intenzione di affiancare al nostro liceo scientifico un nuovo indirizzo di scuola secondaria a partire dall’anno scolastico 2018/19: un istituto tecnico economico per il Trading e il Marketing internazionale con lo studio del Cinese a partire dal primo anno.
Vorremmo differenziare meglio le attività del pomeriggio da quelle strettamente curriculari del mattino in modo che le nostre proposte pomeridiane, (studio assistito, lingue, musica, arte, teatro, tennis, coding, danza…) possano attirare anche ragazzi non iscritti alla nostra scuola.
Ci impegneremo da quello stesso anno, a ridurre in modo significativo le rette per chi scommetterà sul nostro lavoro e sulle nostre proposte.
Avremo intenzione di cercare collaborazioni anche economiche mediante uno speciale fondo solidarietà per quegli alunni che non possono permettersi la retta, per la dotazione informatica di cui vorremmo continuare a dotarci (tablet, touch screen…), per i nuovi lavori con uno scopo direttamente didattico, una nuova aula di scienze, delle nuove aule per la nuova scuola…
Vorremmo, appena riceveremo dal Comune di Genova, presso il quale sono stati presentati i progetti, iniziare al più presto i lavori di un ampio parcheggio sotterraneo con apertura in via Felice Cavallotti
Vorremmo riaprire la piscina che rimarrà dedicata alla scuola e alle persone che più hanno bisogno di una struttura bassa in cui si può camminare.
Cercheremo di coinvolgere i nuovi partner che condivideranno in affitto i nostri luoghi di crescita l’intento di servizio e di apertura ai bisogni della cittadinanza. Virgin e Conad potrebbero diventare non delle presenze aliene ma dei partner, insieme a Fideuram, con i quali condividere progetti comuni specialmente nel campo dell’alternanza scuola lavoro, senza paura di aprire sentieri nuovi e senza essere schizzinosi per principio.
Ed un ultimo impegno che chiederei a tutti voi, specialmente gli ex alunni. Vorremmo invitarvi, quando presto partirà una campagna di informazione che è già iniziata in questi giorni con la nuova pagina Instagram (seguiteci), con la pagina (ufficiale) su Facebook e con il nuovo sito on line da lunedì, a starci vicino, se condividete anche solo una frase di questo ringraziamento, di questi impegni, di questa voglia di fare, di essere, aiutateci a non guardare troppo ai duecento anni passati, ma a preparare i prossimi duecento, aiutateci a passare presto dai circa duecento alunni di oggi ad almeno quattrocento domani, aiutateci con le parole, con la simpatia, con l’entusiasmo di chi vuole dire:
Lo Champagnat ha fatto qualcosa per me, ora io vorrei fare qualcosa per lui.
Insieme potremo preparare, coltivare, celebrare il centenario. L’unico veramente importante: Il prossimo.