Ascoltiamo sia il grido della Terra che il grido dei poveri.
Il XXII Capitolo Generale ci ha invitati a “risvegliare in noi e intorno a noi una coscienza ecologica che ci sia di impulso ad impegnarci nella cura della nostra casa comune”. Si proponeva in modo concreto, nell’ambito della missione: “Creare una coscienza ecologica integrale in tutte le nostre comunità e nelle diverse aree della missione, così come sviluppare politiche a tutti i livelli dell’Istituto che rafforzino il nostro impegno per la cura della nostra casa comune”.
La nostra locandina di adesione
Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato Sì (LS), sulla cura della casa comune, esprime che, per risolvere una situazione così complessa come quella che si presenta oggi al mondo, non è sufficiente assumere come singoli degli atteggiamenti migliori. Ai problemi sociali si risponde con le reti di comunità, non solo con la semplice somma dei singoli comportamenti. Inoltre, la conversione ecologica necessaria per creare una dinamica di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria.
La Provincia Marista Mediterranea
Come istituzione educativa, ha un’enorme responsabilità e intende rispondere in qualche modo all’opportunità di contribuire a creare sempre più una cultura della cura della casa comune tra i nostri bambini, giovani e famiglie. Per tutti questi motivi vogliamo come maristi partecipare attivamente a questa conversione comunitaria! Ed è per noi una grande gioia comunicarvi che abbiamo scelto di essere membri del “Global Catholic Climate Movement“.
In questo modo, continuiamo a compiere passi all’interno dello scenario “Noi siamo Terra” del nostro piano strategico. Insieme alle organizzazioni cattoliche di tutto il mondo, lavoreremo in rete per promuovere diverse iniziative educative, di preghiera, riflessione e/o di denuncia.
Si tratta quindi di curare la dimensione spirituale della persona, di mettere in discussione i nostri stili di vita e di partecipare anche alle politiche pubbliche.
Vi terreno aggiornati sulle novità future. Per ora vi lasciamo (nei link sotto) delle info aggiuntive su questo movimento cattolico. Augurandoci che questa notizia sia anche un motivo di speranza.
Nel Giorno della memoria tanti sono gli appuntamenti che coinvolgono soprattutto i più giovani e i loro docenti impegnati a far conoscere e a ricordare i crimini commessi contro l’Umanità. Pochi, ovviamente, riguardano storie “a lieto fine” come questa che ha avuto luogo proprio nel nostro territorio.
Per i nostri alunni della scuola secondaria di primo grado abbiamo pensato di organizzare la proiezione di un film documentario di una vicenda accaduta vicino a noi.
Il film è stato introdotto dall’intervento del Dott. Angiolo Chicco Veroli rappresentante della Comunità Ebraica di Genova e dalla Professoressa Carla Barberi
La Scuola del Mediterraneo
Nella cittadina di Recco sorgeva la Scuola
del Mediterraneo, fondata da Hans Weil, giovane professore universitario che dalla
Germania si era trasferito in Italia con la famiglia poco dopo l’ascesa al
potere di Hitler.
Era una scuola senza voti
e senza diplomi, che accoglieva soprattutto figli di famiglie ebree. Si basava sull’alternanza
di momenti di studio, in particolare della storia e delle lingue straniere, con
attività pratiche come la cura di orti e giardini, l’insegnamento del nuoto e della
fotografia..
Purtroppo la scuola venne chiusa d’autorità poco
prima dell’emanazione delle Leggi Razziali fasciste. Leggi che vietavano agli
ebrei di studiare nella scuola pubblica, ma anche di possedere una radio, di
apparire sull’elenco telefonico, di avere dipendenti ariani.
Tutti gli ebrei stranieri dovevano lasciare il paese e così fu per la famiglia Weil, ma prima, gli studenti furono messi in salvo durante una finta gita sugli sci, in realtà una fuga attraverso le Alpi fino in Svizzera. Anche il professor Weil si salvò, ma non poté mai più riprendere il suo ruolo di educatore e dovette adattarsi a fare il fotografo. I suoi figli, però, poterono studiare e crescere liberi in America.
La nuova vita della Scuola
Circa una sessantina d’anni dopo i fatti
narrati, la sede della ex-scuola venne divisa in appartamenti e uno di questi
fu acquistato da una coppia di ricercatori universitari. Per merito loro fu
riportata alla luce l’intera storia e fu rintracciata l’unica sopravvissuta, la
figlia del prof. Weil, Constance che poté così ritornare con le sue figlie a
Villa Palme..
Durante il suo ultimo soggiorno Constance
Weil, incontrò anche gli studenti della scuola locale. Nacque così il progetto
di realizzare un docu-film interpretato
dagli stessi ragazzi e finanziato con una campagna di
crowdfunding.
Oggi Connie non vive più. Le sue
ceneri riposano in un piccolo cimitero, di fronte al primo mare della sua vita,
quello di Recco.
Sulla sua lapide queste parole: “In memoria di Constance Weil, cittadina onoraria”.
Anno nuovo e immancabile, ritorna la Settimana Champagnat!
Non fraintendetemi, non sto
parlando della settimana allo Champagnat, la nostra Scuola di Genova, ma della settimana
che ogni anno si dedica al nostro Fondatore Marcellino.
Quante volte abbiamo sentito: “Ma
già lo conosciamo! Cosa c’è ancora da sapere?” Oppure: “Che ci inventiamo
quest’anno per non ripetere quello che già sappiamo e che abbiamo fatto nel
passato?”
Se queste sono le premesse per
vivere una settimana speciale a lui dedicata, probabilmente cominciamo nel
peggiore dei modi e soprattutto rendiamo palese la nostra scarsa conoscenza di
Marcellino che non è assimilabile ad una materia scolastica da conoscere e
sulla quale ci sarà poi un’interrogazione… Marcellino è, oggi come ieri, una
VITA e UN’ESPERIENZA al tempo stesso formidabile e fatta di vita semplice e
quotidiana che io, tu e chissà quanta altra gente viviamo.
E allora mi domando: “Che senso
ha dedicargli UNA SETTIMANA?”
1. Forse per permetterci di farlo
entrare nel groviglio delle nostre innumerevoli attività per insegnarci a saper
scegliere quali sono le cose su cui puntare, quali sono i traguardi da
raggiungere e come fare. Ma tutto questo in una modalità un po’ diversa da
quella che abitualmente mettiamo in opera, un procedere che lui ha imparato da
una persona grande ed umile: Maria.
Non te l’aspettavi, di’ la
verità. Oggi i modelli che ci propongono sono altri, è vero?
Maria, una donna come tante della
sua epoca, ma che aveva una caratteristica particolare: amava quello che
faceva, sapeva ascoltare e conservare nel suo cuore tutto quello che viveva e soprattutto
sapeva dire Sì…
In una parola: era disponibile. Un
modello di vita sulla quale Marcelino ha voluto costruire il suo progetto di
vita. E come Maria, la Buona Madre, anche Marcellino è lì per indicarci con
pazienza e amorevolezza che non c’è una strada migliore di quella di essere
strumenti dell’Amore di Dio. La sua esperienza lo ha portato a dedicare questa
cura soprattutto verso i bambini e i giovani che erano nelle condizioni più
sfavorevoli: materialmente e spiritualmente. I suoi primi passi a La Valla e l’esperienza
Montagne, in particolare, sono lì a ricordarci che per Marcellino ogni
incontro, sia su un letto di sofferenze che in mille altre situazioni di vita,
erano l’occasione per “palare” di Gesù.
Diremmo oggi, per testimoniare
che non esiste un’altra forza più grande dell’amore: l’unica che può salvare la
nostra vita.
2. Forse anche per darci la
possibilità di entrare nelle esperienze meno conosciute della sua vita, quelle
dolorose nelle quali ha imparato a fare tanti passi indietro e a sperimentare
che la sua opera non era la sua, ma era opera di Dio e lui solo un piccolo
strumento. Come non pensare agli anni della sua malattia: una stagione in cui
Marcellino sentiva che tutto ciò che aveva costruito fino ad allora, con tanti
anni di impegno e di dedizione a La Valla, crollava come un castello di carta, mentre
la malattia lo attanagliava e il biasimo della gente e dei suoi superiori
cresceva. Marcellino entrò in un periodo buio quando, nel periodo natalizio del
1825, visse il crollo della sua salute rischiando di morire. La causa? Il ritmo
forsennato e dispendioso del lavoro che dovette mantenere per un lungo periodo
di tempo. Marcellino stesso riconobbe, anni dopo, che in questo periodo “consumava
la sua forza e il suo stipendio”. Santa Teresa, esperta di queste
situazioni oscure, si era già chiesta: “Una
persona che rischia di rimanere senza la sua “impresa” come reagisce?”.
Sentirsi senza la sicurezza del denaro è fondamentale per sapere in chi abbiamo
riposto la nostra fiducia. Marcellino dovette superare anche questa esperienza.
Quando la gravità del suo stato di salute fu noto a tutti, il primo problema
urgente fu quello di farsi carico dei debiti sostenuti, visto che i creditori
volevano recuperare ciò che avevano dato in prestito. I soliti commenti della
gente lo accompagnarono: “Il venerabile… certo ha dovuto sopportare tante
contraddizioni, ma caspita solo un pazzo può costruire senza avere fondi…”
L’onorabilità di Marcellino, dopo questi momenti, diminuì considerevolmente.
Non solo tra gli amici e colleghi che lo abbandonarono o tra le persone che non
gli risparmiarono le critiche, ma anche perché lo stesso Consiglio
Arcivescovile gli ritirò la sua fiducia e propose l’annessione del suo nascente
istituto con un altro che avesse più stabilità.
3. Forse per cominciare
finalmente a non considerarlo più come quei santi che fin dalla culla erano dei
predestinati. Quel tipo di fortunati e baciati dalla buona sorte che invece a tutti
noi ha riservato solo spine in questa valle di lacrime! Per cominciare a
guardare la storia reale nella quale il nostro Marcellino è riuscito a trovare
i semi della presenza di Dio che ha fatto tutto, ma che lo ha fatto,
ricordiamolo bene, chiedendo la sua collaborazione. Non solo nei momenti
esaltanti, ma anche in quelli più incomprensibili e faticosi che ha vissuto
negli ultimi anni della sua vita in cui le sue dimissioni da superiore dei
fratelli, e l’affidarsi nelle mani di Padre Colin gli hanno fatto sperimentare
l’abbandono completo in Dio: “Ho avuto grazie di stato per iniziare l’opera,
però non è detto che devo avere quelle per continuarla” (Ritiro di
Meximieux in cui diede le sue dimissioni nelle mani di padre Gian Claudio
Colin, superiore generale della Società
di Maria). Era il 1837. Si apprestava a vivere gli ultimi suoi tre anni di vita
abbandonandosi totalmente al Signore. Colin aveva altre idee sui fratelli. Poteva
rompere quella “creatura”, quella “impresa”, come la chiamò Santa Teresa, a cui
aveva dedicato tutti i suoi sforzi. Marcellino è quel bambino, sempre per usare
l’espressione di Santa Teresa, che si addormenta tra le braccia di suo padre. E
così cerca di esprimere la pace che regna nel suo cuore, seppur spezzato. Ha
fatto tanto, si è speso totalmente e ora? Gli viene chiesto di mettersi da
parte; altri porteranno avanti quello per cui ha vissuto… Come è strana la
sorte di chi si affida totalmente al Signore!
E proprio a questo punto un certo
Gabriele Rivat, il futuro Fr. Francesco, che fu affidato dalla mamma a
Marcellino può aiutarci a rispondere alla domanda sul senso di questa
settimana.
Era un giorno di ritiro, nei
primi anni dell’avventura a La Valla, quando confidò a Marcellino “Ho
scoperto che Dio mi chiede di fare i voti”.
Marcellino con tutta la sua
paternità lo guardò negli occhi con profondo affetto: “Parlami di questa scoperta!”
E Fr. Francesco: “Dio non mi
chiede cose straordinarie, ma vuole che io faccia con grande passione, fervore
e costanza le cose comuni e ordinarie che, con questo mezzo, acquisteranno
grande valore davanti a Lui .”
Eccolo il motivo di questa
settimana: percepire come Fr. Francesco la nostra vocazione come fedeltà a Dio
nelle piccole azioni. L’amore si manifesta nella passione e nell’affetto con
cui vengono eseguite. L’esperienza delle difficoltà aveva incoraggiato
Marcellino a dare importanza alle azioni ordinarie di fronte all’eroismo di
altri tempi e Francesco aveva afferrato il messaggio.
Anche noi vogliamo fare nostro
questo messaggio! Vogliamo afferrarlo e viverlo.
Ben venga questa settimana!
Solo una settimana è sufficiente?
Eh sì, questa domanda vorrei ora
girarla al grande numero dei fratelli maristi che hanno dedicato tutta la loro
vita per rendere concreto IL SOGNO che Marcellino ha cullato, accarezzato e
concretizzato nella sua esperienza iniziata quel lontano 2 gennaio 1817 a La
Valla.
E soprattutto sentire la loro
gioia!
Essere un ALTRO MARCELLINO, UN ALTRO SOGNATORE, UN
ALTRO COSTRUTTORE DELL’AMORE!
Papa
Francesco il 20 ottobre 2020 in occasione dell’incontro con i leader delle
religioni in piazza del Campidoglio ha risvolto un appello alla pace.
Il
mondo soffoca senza dialogo:
“Lavorare per la pace non dà risultati
rapidi, ma è un’opera da artigiani pazienti, che cercano quel che unisce e
mettono da parte quel che divide”, incalza Francesco “occorre più preghiera e
più dialogo: questo è necessario. Il mondo soffoca senza dialogo. Ma il dialogo
è possibile soltanto a partire dalla propria identità. Per questo anche voi
date il vostro contributo per promuovere l’amicizia tra le religioni”.
Continua il suo messaggio allargandolo al mondo: “Andate
avanti su questa strada: preghiera, poveri e pace. E camminando così aiutate a
far crescere la compassione nel cuore della società che è la vera rivoluzione,
quella della compassione e della tenerezza, far crescere l’amicizia al posto dei
fantasmi dell’inimicizia e dell’indifferenza”.
Costruire
nuove strade di pace:
C’ è bisogno di “costruire nuove strade di
pace”, ha detto il Papa ai leader religiosi “Specie dove i conflitti
sembrano senza via d’uscita, dove non si vogliono intraprendere percorsi di
riconciliazione, dove ci si affida alle armi e non al dialogo, lasciando interi
popoli immersi nella notte della violenza, senza la speranza di un’alba di
pace”.
“Accanto
ai responsabili politici e civili, le religioni sono chiamate ad individuare e
aprire insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, strade di pace,
senza stancarsi”, l’appello di Francesco “di fronte all’irragionevolezza di chi
profana Dio seminando odio, di fronte al demone della guerra, alla follia del
terrorismo, alla forza ingannevole delle armi. Quello che non possiamo e
non dobbiamo fare è restare indifferenti”.
Per fare questo, “il primo passo è saper
ascoltare il dolore dell’altro, farlo proprio, senza lasciarlo cadere e senza
abituarsi al male ed essere indifferenti. Mai più gli uni contro gli
altri, ma gli uni insieme agli altri. Le religioni non possono volere altro che
la pace, operose nella preghiera, pronte a piegarsi sui feriti della vita e
sugli oppressi della storia, vigili nel contrastare l’indifferenza e nel
promuovere vie di comunione”.
Educare al dialogo religioso:
In questi anni, la Pastorale scolastica supportata da
tutta la comunità educante dell’Istituto Champagnat ha cercato di proporre
diversi incontri di dialogo religioso con realtà diverse con l’obiettivo di spiegare
ai nostri alunni che la religione è un tratto identitario ma non per questo
escludente. La nostra scuola crede fortemente nel pluralismo religioso, infatti
le porte delle nostre aule sono sempre aperte a tutti coloro che professano la
propria concezione religiosa e che sono pronti ad interagire con altri credenti
o non credenti a partire dl dato condiviso di essere persone.
il 2021 ha aperto le sue porte, tanti sono gli auspici e gli obiettivi, tante sono le aspettative. Abbiamo vissuto un 2020 fuor di dubbio difficilissimo, ma sono convinta che il desiderio di migliorare, di affrontare al meglio ogni tipo di situazione è più che mai vivo.
Come più che mai vivo è il desiderio di incontrarvi tutti ed augurarvi davvero un 2021 pieno di serenità e di sorrisi, anche sotto la tanto amata/odiata mascherina.
7 gennaio: suona bene, perché determina l’inizio di quella che possiamo definire una pagina bianca tutta da scrivere. Ha in sé il bello dell’intonso, del nuovo, delle mille possibilità che ci si dispiegano davanti quando abbiamo la sensazione di avere tempo, anche di fronte alla situazione pandemica che stiamo vivendo. Ma…. Il 7 gennaio è anche il suono della campanella per tutti noi che darà inizio alle lezioni e sarà bellissimo rivedere i nostri corridoi e le nostre aule animate.
Malgrado le informazioni talvolta confuse e contradditorie, Vi confermo che le lezioni a partire dall’Infanzia, Primaria, Secondaria riprenderanno con orario normale, indipendentemente dal “colore” della regione (gialla o arancione) e tutte le attività pomeridiane restano invariate, così come il servizio mensa.
Vi informo fin d’ora che, a fronte della riorganizzazione della scuola determinata dalla situazione attuale e per recuperare eventuali “stop” già avvenuti nel corso del precedente anno, la Direzione ha deciso di non accordare lo Stop didattico (solitamente programmato l’ultima settimana di febbraio).
Wake Up…. non esistono vite in discesa, esistono persone capaci di scavalcare le colline e guardare oltre e sono sicura che le pagine che da giovedì scriveremo insieme saranno colme di gioia e momenti indelebili nelle nostre menti.
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